venerdì 22 novembre 2019

Il dono di Natale e la gioia del cuore



Quest’anno, con l'avvicinarsi del Santo Natale, vorremmo entrare in ogni casa e in ogni cuore per parlare del Mistero del Natale. Quanti di noi abbiamo abbinato il Natale alla nascita, alla vita, e quanti con l'arrivo del Natale abbiamo sperano nei miracoli; o quanto meno, migliorare il nostro stato, spesso economico, ma anche di salute.

A tale proposito, parleremo della donazione degli organi e del Catechismo della Chiesa Cattolica ove insegna che «La donazione di organi dopo la morte è un atto nobile e meritorio ed è da incoraggiare come manifestazione di generosa solidarietà». Per fare questo invitiamo Salvatore Ruggeri (trapiantato di cuore) a raccontarci la sua storia.

Tutto ebbe inizio il 19 Gennaio 2009, quando a causa di quello che sembrava un semplice mal di pancia senza altri sintomi, nel giro di poche ore, mi ritrovai in coma nella sala di emodinamica dell’Ospedale di Perugia,“S. Maria della Misericordia” il mio cuore infatti aveva smesso di battere, nonostante i medici avessero tentato per ben
tre volte di farlo ripartire, ogni volta dopo pochi battiti si fermava senza mostrare alcun segno di miglioramento. A quel punto ai medici di Perugia non restò altro che collegare il mio corpo all’Ecmo (un apparecchio capace di svolgere le funzioni demandate a cuore e polmoni).
Mia moglie nel frattempo era arrivata a Perugia, ma non ha potuto neanche vedermi potendo soltanto esprimere il consenso al posto mio perché mi venisse applicato l’apparecchio necessario a tenermi in vita, e lì mia moglie apprese che la mia unica speranza di salvezza era legata alla possibilità di subire un trapianto di cuore. Ma un cuore da trapiantare non è affatto semplice da trovare e pertanto con l’Ecmo applicatomi fui trasferito su un aereo C130 dell’Aeronautica Militare dall’Ospedale di Perugia alle Molinette di Torino dove mi applicarono un altro cuore artificiale denominato Incor.
Il mio coma ebbe la durata di 40 giorni, giorni lunghissimi durante i quali i medici, che mi avevano in cura, nonostante mi avessero inserito nella lista d’attesa per il trapianto, disperavano per riuscire a salvare la mia vita ... ed invece, dopo 47 giorni, appunto, avvenne il mio risveglio dal coma e vi lascio immaginare come mi sia sentito in quel momento, che mi è stato detto che il mio cuore non funzionava e avevo bisogno di un cuore per poter vivere, dopo circa tre mesi da quel 19 gennaio, dopo
varie peripezie mi fu consentito di alzarmi dal letto. Mi parve di volare, ma non potevo  perché ero in vita solo per un macchinario che dovevo portarmi addosso sempre, con un cavo che mi fuoriusciva dallo stomaco, stando la notte attaccato alla corrente e ad un computer per rilevare i dati.
Sono stati undici mesi e mezzo in attesa di un cuore, la mia vita si svolgeva quasi sempre in ospedale “pur avendomi fatto uscire e andare in albergo” ogni giorno facendo medicazioni, non so se qualcuno possa riuscire a comprendere come ci si possa sentire in certe situazioni, ma vi dico che si sta’ malissimo, fisicamente e mentalmente.
I pensieri più brutti, più allucinanti fan parte della tua quotidianità, ma grazie alla forza della famiglia e ad alcuni amici sinceri conosciuti in ospedale, dell’Associazione (ACTI diTorino) che mi hanno sostenuto in tutto ... sono riuscito a superare il mare in cui stavo annegando.
Alle 18,30 del 21 Dicembre 2009 arriva la fatidica telefonata. La Dottoressa mi dice che forse un cuore era stato trovato e di andare subito in ospedale. Fu un momento indimenticabile, l’ansia, la gioia, il dolore, la voglia di rivivere, arrivarono in un istante. Mi recai in ospedale dove ero atteso e dopo aver svolto tutti i prelievi del caso (Dracula ne avrebbe preso di meno) alle 22,30 entrai in sala operatoria ma l’intervento vero e proprio iniziò all’una e un quarto circa.
I Dottori mi dicevano “ma lei non ha paura?, lo sa cosa deve fare? Ho solo risposto che ero tranquillo avendo la mia famiglia fuori che mi aspetta è detto le mie preghiere non chiedevo altro, poi la nuova vita da vivere. Mi sono svegliato il giorno 24 mattina con il cuore che mi batteva dentro, non avevo più quel cuore artificiale, ho risentito ribattere un cuore dentro di me, che miracolo che aveva fatto il trapianto nella mia vita. Grazie ad un Angelo che nella sua disgrazia ha potuto far rivivere altre persone come me! Grazie Angelo mio, custodirò sempre l’immenso dono che mi hai fatto!
Salvatore Ruggeri

Nota della Segreteria:

L’amico Ruggeri ha dimenticato di citare la “letterina” a Babbo Natale che scrisse molto prima del 21 Dicembre, poi diventata famosa. Sì noi sappiamo cosa c’era scritto in quella lettera, e sembra che Babbo Natale l'abbia letta.
Sì, mai disperare.


SALVATORE RUGGERI OGGI GRAZIE AL TRAPIANTO





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